Domande frequenti sugli stabilizzatori

Ultimo aggiornamento: 26.04.24

 

Q1: A cosa serve lo stabilizzatore nell’obiettivo?

Lo stabilizzatore d’immagine integrato negli obiettivi intercambiabili delle reflex, serve a compensare i tremolii della mano o i movimenti del corpo quando si scattano fotografie o si effettuano riprese senza l’ausilio di un treppiede.

Il suo scopo è appunto quello di stabilizzare l’inquadratura, riducendo l’effetto mosso, incrementando l’efficienza della messa a fuoco automatica e migliorando la nitidezza delle immagini ottenute.

La resa dello stabilizzatore interno degli obiettivi, però, può essere più o meno limitata in determinati casi e circostanze.

Tanto per fare un esempio, infatti, i sistemi di stabilizzazione integrati negli obiettivi della fascia entry level possono essere di due tipi: ottico o digitale.

Gli stabilizzatori ottici sono meccanici, quindi funzionano mediante uno o più giroscopi che permettono alle lenti di controbilanciare i movimenti del fotografo o dell’operatore video a seconda dei casi.

Siano essi involontari o dettati dalla necessità di seguire il soggetto inquadrato, se questo è in movimento.

Per loro natura, quindi, gli stabilizzatori ottici sono dei sistemi abbastanza complessi e incidono notevolmente sul prezzo dell’obiettivo in cui sono installati.

Gli stabilizzatori digitali, invece, sono più semplici tecnologicamente parlando, in quanto sono dei processori che utilizzano uno specifico software di elaborazione delle immagini.

Data l’assenza di complesse parti meccaniche, quindi, sono più economici da realizzare e non fanno lievitare il prezzo dell’attrezzatura sulla quale sono montati.

Rispetto agli stabilizzatori ottici però, quelli digitali sono meno precisi e anche meno efficienti.

Nonostante i sistemi di stabilizzazione siano soltanto di due tipi, ogni ditta produttrice tende a dare una nomenclatura specifica al proprio sistema.

Panasonic, per esempio, usa le sigle Mega OIS e Advanced OIS, gli obiettivi Pentax hanno lo Shake Reduction o SR mentre la Nikon ha il Vibration Reduction o VR, Canon usa invece la sigla IS che sta per Image Stabilizer.

Mentre le Sony Alpha hanno il Super SteadyShot.

La presenza di queste numerose sigle e definizioni non deve trarre in inganno, in quanto ha l’unica finalità di personalizzare il più possibile l’obiettivo o la fotocamera sul quale sono montati.

In modo da renderla più facilmente riconoscibile e associabile alla specifica ditta produttrice. 

Nella realtà dei fatti, invece, lo stabilizzatore integrato o è digitale, come capita soprattutto per le fotocamere e per gli obiettivi della fascia entry level e avanzata, oppure ottico come reflex e negli obiettivi professionali.

Il suo principio di funzionamento non cambia.

 

Q2: Quando usare lo stabilizzatore d’immagine?

Lo stabilizzatore delle immagini va utilizzato soprattutto quando si eseguono riprese video in movimento, oppure quando si scattano fotografie con elevato tempo di esposizione.

Queste due circostanze, infatti, sono quelle in cui le vibrazioni e i movimenti possono pregiudicare il risultato ottenuto.

Senza un sistema di stabilizzazione, in questi casi, le immagini risulterebbero più o meno sfocate a seconda dell’intensità dei movimenti. 

Le riprese video non stabilizzate inoltre, a parte risultare estremamente fastidiose durante la visione, impediscono anche la corretta messa a fuoco automatica.

Inoltre obbligano il relativo sensore a ricalibrare di continuo i punti fuoco, con tutte le conseguenze e le implicazioni del caso.

In alcuni obiettivi e fotocamere, lo stabilizzatore lavora di continuo, mentre in altre può essere disattivato.

Quest’ultima opzione è molto utile quando si utilizza il treppiede, che rende stabile l’inquadratura e permette di fare a meno dell’uso dello stabilizzatore.

 

 

 

Vuoi saperne di più? Scrivici!

0 COMMENTI