Tutto quello che c’è da sapere sull’Internet delle cose (IoT)

Ultimo aggiornamento: 27.04.24

 

L’IoT è il passo successivo dell’evoluzione tecnologica, che permette l’utilizzo di internet anche su oggetti di uso quotidiano differenti da smartphone e televisori. 

 

La nascita di Internet

Tutti lo usiamo ogni giorno e tutti accedono alla world wide web per usufruirne in modi diversi, sia per cercare informazioni, sia per effettuare acquisti online, sia per interagire con amici lontani, ma non tutti gli utenti si soffermano a pensare: cos’è internet?

La risposta a questa domanda si può trovare solo ripercorrendo la storia del mezzo, tornando indietro fino alle origini per comprendere cos’è la tecnologia che oggigiorno portiamo addirittura in tasca.

Quando è nato internet, ovvero nel 1969, non era chiamato ancora così ma il nome per riferirsi alla rete di computer collegati tra loro era ARPANET, acronimo che stava per Advanced Research Projects Agency. Il sistema ARPA fu creato dagli Stati Uniti, precisamente dal Dipartimento della Difesa, nel 1958, per permettere ai vari centri di ricerca situati nel paese di comunicare molto più velocemente e rendere più efficiente la lotta tecnologica contro l’ex Unione Sovietica. 

Tale sistema non nacque senza problematiche dal momento che i centri utilizzavano sistemi di archiviazione dei file molto differenti, e unificarli e renderli disponibili per tutti gli altri centri era un’impresa decisamente complessa. ARPANET semplificò il tutto poiché grazie alla tecnologia del packet switching, ovvero trasformando i dati in pacchetti, rese possibile l’invio di informazioni tramite una linea telefonica a cui i vari nodi erano connessi.

ARPANET così come era stata creata, chiuse i battenti nel 1990, tuttavia ciò decretò solo la fine di un sistema e l’inizio di quello che oggi conosciamo come rete internet, con una lenta privatizzazione del settore e la creazione di software e servizi adatti al grande pubblico.

Come funziona internet?

Per comprendere il funzionamento del mezzo bisogna immaginare internet come una grande rete, con una moltitudine di nodi attraverso i quali le informazioni viaggiano. Il tutto è regolato dal TCP/IP, acronimo che sta per Transmission Control Protocol/Internet Protocol, un linguaggio universale che consente ai dispositivi di comunicare pur utilizzandone di differenti alla base. 

Un computer connesso alla rete invia informazioni e ne riceve sotto forma di pacchetti, che è possibile immaginare proprio come delle scatole all’interno delle quali si trovano i dati che saranno ricostruiti e interpretati dal ricevente. Sia che si tratti di foto, video, o semplici file di testo, tutto viene impacchettato e spedito sulla grande rete mondiale.

Per orientarsi all’interno della rete, i pacchetti hanno anche un indirizzo da cui provengono e a cui sono spediti, questo si chiama indirizzo IP, un codice univoco assegnato a ogni dispositivo connesso alla rete, in questo modo non è possibile “perdere” un pacchetto nel groviglio del web.

 

Cos’è l’Internet delle cose?

La definizione Internet delle cose nasce deriva dall’inglese Internet of Things, tuttavia si può anche parlare di smart objects o smart things, dal momento che si fa riferimento principalmente a oggetti “intelligenti”, ovvero connessi alla rete internet. Con IoT, però, non ci si riferisce a smartphone, tablet, PC o simili, che sono ormai consolidati come strumenti per accedere alla World Wide Web ma sono oggetti di uso comune che possono scambiare dati e informazioni per migliorare le proprie funzionalità.

Ma quali sono gli ambiti a cui l’IoT è attualmente applicato? Innanzitutto quello che viene subito in mente è la domotica, ovvero la casa intelligente. Ormai qualsiasi utente può acquistare prodotti come frigoriferi, lavastoviglie, lavatrici, forni, lampadine e molti altri dispositivi in grado di connettersi a internet, interagendo con essi tramite il proprio smartphone per gestire al meglio le loro funzionalità. 

Come se non bastasse, sono sempre più popolari anche gli assistenti vocali come Alexa di Amazon o il Google Assistant dell’omonimo colosso statunitense. L’intelligenza artificiale con cui si può parlare per ricevere informazioni o a cui si chiede di interagire con gli altri dispositivi a cui essa è collegata, migliora di anno in anno, diventando sempre più efficiente.

La domotica è però solo uno degli aspetti dell’IoT e ve ne sono molti altri degni di attenzione, come per esempio le Smart Car, auto connesse a internet e che possono inviare e ricevere informazioni sul traffico, sui percorsi per evitare incidenti e persino sulla segnaletica, al fine di restituire un’esperienza di guida più sicura e consapevole. 

Nel settore lavorativo, invece, con la Smart Agriculture e l’industria IoT è possibile migliorare la resa e la qualità dei prodotti, velocizzandone anche i tempi di realizzazione. Per l’agricoltura, soprattutto, è un cambiamento importante se consideriamo che un sistema collegato alle stazioni meteorologiche può stabilire un piano di irrigazione più efficiente, con uno spreco delle risorse inferiore.

 

Creare il proprio IoT

I più creativi non devono necessariamente attendere la creazione di uno smart object ma possono utilizzare prodotti pensati appositamente per costruire hardware da sfruttare in diversi ambiti. Molto popolari a tal proposito sono i kit per Arduino, una piattaforma open source, ovvero libera e accessibile a tutti.

Scenari futuri e intelligenze artificiali

L’Internet of Things non è però tutto rose e fiori, e molti scienziati e non, hanno ancora un approccio cauto nei confronti delle intelligenze artificiali e non sarebbe corretto sminuire tali voci in favore del progresso tecnologico. Le IA sono effettivamente utili e molto efficienti anche se ancora in uno stato che potremmo definire embrionale, tuttavia c’è sempre il timore che queste possano sfuggire al controllo e creare ogni sorta di problemi. 

Basti pensare per esempio ad alcuni incidenti che hanno visto come protagoniste le auto Tesla con pilota automatico. In un mondo ancora ibrido, dove non tutto è gestito dalle intelligenze artificiali, casi come questi potrebbero presentarsi con una percentuale sempre maggiore. 

Nasce quindi un dilemma: è giusto o meno spingersi verso la completa trasformazione del mondo che ci circonda implementando intelligenze artificiali per ogni aspetto della nostra vita? Per ora però non c’è ancora da preoccuparsi, almeno non eccessivamente dal momento che gli assistenti vocali sono delle semplici voci che seguono un programma prestabilito, pur possedendo una minima abilità di apprendere raccogliendo dati.

 

 

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