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Come sarà la nuova finanza? Quattro ambiti che cambieranno tutto

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Gli appassionati di blockchain e criptovalute cercano sempre di individuare quali potranno essere gli scenari futuri di un mondo che evolve rapidissimamente. Ecco quattro categorie da monitorare con grande attenzione.

 

DeFi

La finanza decentralizzata o DeFi indica una serie di strumenti finanziari che tradizionalmente sono accessibili tramite il sistema bancario e che adesso, invece, si stanno spostando sulle blockchain a un ritmo impressionante.

Acquistare assicurazioni, guadagnare interessi, concedere e ricevere prestiti tramite liquidity pool, fare trading, sono tutte operazioni che attualmente si possono fare peer-to-peer, senza ricorrere a una terza parte. Si tratta di una rivoluzione di cui forse non abbiamo ancora ben compreso la magnitudine.

Senza contare che potranno essere implementati strumenti finanziari attualmente non ancora inventati e neppure immaginati. Le reti blockchain si sono molto evolute dopo Bitcoin e permettono di costruire prodotti inimmaginabili fino a pochi anni o mesi fa. Le opportunità in questo settore sono infinite.

 

NFT

I token non fungibili rappresentano oggetti unici digitali. Non sono come i token che possono essere scambiati gli uni con gli altri – come i Bitcoin o le banconote nel mondo “off-chain” interscambiabili – che sono dello stesso tipo.

Sono dunque asset digitali unici e si differenziano rispetto ad altri prodotti realizzati in serie molto numerose o addirittura infinite. 

Gli NFT si basano sulla stessa tecnologia delle criptovalute ma posseggono anche una firma digitale che impedisce lo scambio con altri NFT, mentre le criptovalute possono essere scambiate tra loro.

È però possibile acquistare o vendere un NFT con criptovalute, questo sì. E anzi, il mercato di questi oggetti digitali o del mondo reale che vengono tokenizzati è esploso in maniera assolutamente inaspettata. Probabilmente abbiamo appena scalfito la superficie di uno dei più prolifici business del futuro.

Stablecoin decentralizzate: il caso Dai

Una stablecoin è un token digitale basato su blockchain che, a differenza delle altre criptovalute, è molto meno volatile perché ancorata a una valuta fiat, per esempio il dollaro americano nel caso di Tether o USDT. Il rapporto è di 1 a 1, quindi 1 USDT vale 1 dollaro americano.

Sono molto utilizzate perché possono venire impiegate negli scambi con altre criptovalute e quindi nelle coppie di trading, per esempio BTC/USDT.

Si tratta quindi di token certamente digitali e decentralizzati ma i depositi nelle banche fisiche che collateralizzano 1 a 1 questi token non sono affatto decentralizzati e quindi sono soggetti a tutti i rischi dei sistemi centralizzati con terze parti: bancarotta, manovre segrete della banca, interventi improvvisi del governo.

In questo contesto spicca una stablecoin molto speciale, Dai, che è sì ancorata al dollaro americano ma che è anche interamente collateralizzata da criptovalute. Anzi, è sovracollateralizzata, l’opposto di quello che accade con la riserva frazionaria bancaria.

In altre parole, 1 dollaro di Dai è collateralizzato con 1,5 dollari o più in criptovalute. Il sistema è automatico, basato su smart contract, operante su rete Ethereum. Dai è stata un’assoluta novità nel mondo delle stablecoin e sta attirando l’attenzione delle banche centrali.

Questi organismi capiscono che, se Bitcoin può non essere una minaccia diretta perché opera in un ambito differente, le stablecoin ancorate al dollaro o all’euro rappresentano una potenziale minaccia alla loro sovranità. Le banche centrali, in realtà, possono intervenire sui dollari o sugli euro che costituiscono il collaterale delle stablecoin, ma nel caso di innovazioni come Dai sono totalmente impotenti.

Dai è realmente indipendente, ancorata al dollaro, non controllata da nessuno e non si può fermare, proprio come Bitcoin, ma in più possiede la stabilità del prezzo del dollaro. 

Dimostrazione a conoscenza zero

Un altro ambito a cui prestare grande attenzione, crediamo, è la dimostrazione a conoscenza zero o zero knowledge proof (ZKP). Per capire con un esempio pratico e divertente di cosa si tratta, date un’occhiata alla definizione che ne dà Wikipedia.

Stiamo parlando di un sistema che consente a un soggetto di provare la veridicità di un’affermazione a un altro soggetto senza rivelare quale sia quell’affermazione. Se ci pensiamo bene, è qualcosa che appare incredibile o impossibile, ma non lo è.

Grazie alla dimostrazione a conoscenza zero, è già possibile creare blockchain, criptovalute, sistemi di voto e, in generale, un livello di privacy inimmaginabile finora grazie alla crittografia. 

 

 

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